Esiste una città duplicata, ossia la città storica che si sdoppia in una sovrapposizione di maschere e schermi semitrasparenti. Il senso della sua storia si alleggerisce e l’idea di luogo si trasferisce su una sottile pelle che vibra al vento. L’architettura diventa quindi artificio, e supporto per le immagini della pubblicità che inse- riscono un linguaggio estraneo, temporaneo, una nuova città finta e ironica. Il carattere autentico della città storica riemerge con forza per sottrazione sotto la “maschera” e ci ricorda il peso del nostro retaggio culturale.